Bruxelles, 20 apr – “Sulla riforma della disciplina Ue degli imballaggi condivido le forti preoccupazioni del sistema industriale interessato. Per tutelare mercato e posti di lavoro serve una riflessione seria dal momento che la Commissione europea segue sempre lo stesso folle metodo: proposte fatte senza valutazione d’impatto, senza ascoltare le imprese, le stesse che le definiscono sbagliate e pericolose. Come Lega ci stiamo battendo per arginare l’ennesima insensata proposta che penalizzerebbe il nostro sistema produttivo-occupazionale e il riciclo in cui l’Italia è leader rispetto al riuso”.
Così l’europarlamentare della Lega Paolo Borchia, coordinatore Id in commissione ITRE (Industria, ricerca ed energia), cofirmatario della lettera inviata alla Commissione europea.
“Vista la reticenza della Commissione ad affidare a ITRE (di cui sono coordinatore) la competenza esclusiva nella gestione di questo dossier, abbiamo inviato una lettera formale con la quale le si chiede di rivedere l’intero regolamento e, soprattutto, di effettuare una solida e approfondita valutazione d’impatto d’ordinanza per stimare gli oneri economici e amministrativi che graverebbero una volta che il regolamento dovesse entrare in vigore. Sostanzialmente, questo regolamento che riguarda il riciclaggio nel settore degli imballaggi, avrà un impatto su tutti gli ambiti produttivi, dalle PMI – da chi produce i cartoni per le pizze da asporto a chi prepara confezioni per i supermercati e i medicinali – alle multinazionali. Finora, però, il Parlamento ha assegnato alla commissione ENVI la competenza quasi esclusiva sulla totalità del file; guarda caso il pensiero dominante dei deputati che la compongono è estremamente vicino all’approccio ecologista ‘oltranzista’ della Commissione europea. Se il Parlamento, quindi, le dovesse confermare il ruolo dominante, – conclude Borchia – essa imporrebbe gli obblighi insostenibili voluti da Bruxelles, con conseguenze disastrose per le aziende che dovranno chiudere e licenziare. Rischio che abbiamo il dovere, oltre che l’urgenza, di non correre”.